Che cos’è l’ansia
L’ansia, di fondo, è un’emozione sana e giusta: rappresenta infatti un allarme di fronte a quella che può essere una vera minaccia.
L’ansia patologica, invece, è la paura in assenza di un pericolo oggettivo.
Può essere definita come uno stato psichico caratterizzato da intensa paura e forte preoccupazione, che diventa fonte di stress per l’individuo stesso.
La differenza è dunque tra una riposta adattiva a un pericolo (che può comportare paura e ansia) e una risposta ansiosa, nella quale lo schema attacco – fuga – congelamento viene attivato a causa di un’aspettativa catastrofica.
Le ansie di entità tollerabile sono relativamente comuni. Il lavoro terapeutico inizia quando l’ansia è troppo intensa, troppo duratura, sproporzionata rispetto alle cause – provocando così una compromissione nel funzionamento della persona.
L’ansia può, ad esempio, impedire di utilizzare l’automobile, di guidare in autostrada, di servirsi della metropolitana, di uscire da soli, di andare a una festa, di presentarsi a un esame.
In casi di questo genere, i pericoli vengono sopravvalutati e l’ansia finisce per impedire all’individuo le normali attività della propria vita.
L’ansia può essere o meno associata ad altri disturbi psichiatrici.
Le ansie somatizzate
L’ansia è spesso accompagnata da sensazioni a livello fisico.
In questo caso il soggetto trasferisce, per così dire, l’ansia a livello corporeo.
Alcuni esempi di questo tipo di manifestazione dell’ansia possono essere i tremori, le sudorazioni, le palpitazioni, la difficoltà a deglutire, i dolori da contratture muscolari persistenti, il mal di testa, gli spasmi intestinali.
Come si può intuire, l’ansia può dare vita a una varietà di sintomi che possono simulare, in piccolo, praticamente qualunque malattia.
L’ansia riduce la nostra libertà
Pur non essendo un disturbo che minaccia la sopravvivenza, l’ansia può considerevolmente peggiorare la qualità della nostra vita, comportando tra le altre cose anche una considerevole riduzione della nostra libertà.
Può andare avanti per anni, tra alti e bassi, migliorando o peggiorando anche in funzione di ciò che accade nella nostra vita.
Le persone ansiose possono paradossalmente reggere bene le situazioni più dure e difficili, ma entrare in difficoltà nell’affrontare situazioni che viste dall’esterno appaiono decisamente meno complicate.
L’ansia continua viene distinta da quella da attacchi di panico. La seconda monta improvvisamente, in genere in certi luoghi, arriva a un acme (palpitazioni, tachicardia, senso di soffocamento) e la persona sta così male da temere di morire per un attacco cardiaco. Si risolve da sola in mezz’ora.
Quali sono i disturbi legati all’ansia?
L’ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali inserisce, tra i disturbi d’ansia:
- la fobia specifica
- il disturbo da ansia sociale
- il disturbo di panico
- l’agorafobia
- il disturbo d’ansia generalizzata
- il disturbo d’ansia indotto da sostanze
- il disturbo d’ansia dovuto ad altra condizione medica
- altri disturbi d’ansia con e senza specificazione.
Il punto di vista psicoanalitico
La letteratura psicoanalitica identifica diversi tipi di ansia.
Ognuno di essi può essere conscio o inconscio.
Ad esempio, l’ansia di separazione si riferisce alla paura di perdere un oggetto d’amore; l’ansia morale è la paura delle conseguenze relative alla trasgressione dei propri valori; l’ansia di frammentazione è la paura della disintegrazione del sé; l’ansia di annichilimento è il terrore di essere sopraffatti, invasi e distrutti.
Gli esseri umani si abituano presto ad affrontare l’angoscia: i bambini, infatti, hanno paura di tutto ciò che non conoscono.
Per poter affrontare la vita muniti di un buon livello di protezione dall’ansia, occorre aver avuto – durante l’infanzia – una figura protettiva che ci abbia aiutato a dare una spiegazione a tutte le cose nuove che apparivano minacciose.
Infatti le spiegazioni, accrescono le nostre conoscenze e stabiliscono delle difese utili alla sopravvivenza.
Se è mancata questa primitiva esperienza di protezione, crescendo ci si porta dietro una predisposizione all’ansia e alle crisi d’angoscia (fobie, attacchi di panico etc.) a causa della carenza di un oggetto interno che ci protegge.
Secondo gli psicoanalisti, l’ansia ha a che fare con paure di incapacità e di colpa che continuano a tormentare l’individuo, rendendolo meno sicuro e meno capace di affrontare le relazioni con gli altri esseri umani.
L’ansia rappresenta un segnale di pericolo avvertito dall’Io.
Il soggetto spesso ignora le vere cause del suo stato mentale e tende a trasferire fuori di sé – nel mondo esterno o nel corpo fisico – ciò che invece ha a che fare con il suo mondo psichico.
Chi soffre maggiormente d’ansia?
Il rischio di avere un disturbo d’ansia è, per le donne, il doppio di quello degli uomini.
Entrano infatti in gioco, tra gli altri, fattori ormonali, eventi come la gravidanza e la menopausa, pressioni di tipo culturale secondo i quali le donne dovrebbero sempre dare la precedenza ai bisogni degli altri piuttosto che ai propri.
Le donne, inoltre, hanno una maggiore predisposizione a parlare di ansia a medici e psicoterapeuti.
L’infanzia e l’adolescenza
Le ricerche evidenziano che quelli d’ansia sono, tra i vari disturbi psichiatrici, quelli maggiormente diffusi nei bambini e negli adolescenti.
Anche in queste fasce d’età, i disturbi legati all’ansia sono più diffusi all’interno del mondo femminile, con un rapporto di 2-3:1 nel corso dell’adolescenza.
In adolescenza, inoltre, i confini tra i diversi disturbi d’ansia sono meno netti rispetto a quanto accade in età adulta, e le configurazioni sintomatologiche tendono spesso a sovrapporsi.
L’ansia nelle persone anziane
Si è visto che i criteri esposti per diagnosticare un disturbo d’ansia riguardano sintomi quali disturbo del sonno, palpitazioni, tensione muscolare, difficoltà di concentrazione; timori e reazioni esagerate interferiscono con diverse aree di vita, come quella sociale e quella lavorativa.
Alcuni dei criteri utilizzati per l’età giovanile e per quella adulta risultano tuttavia inadeguati per la diagnosi dell’ansia negli anziani. Essa, infatti, si può manifestare in modo atipico e più eterogeneo rispetto alle altre fasce d’età.
Le persone anziane hanno preoccupazioni differenti da quelle dei giovani: negli anziani, l’ansia è condizionata innanzitutto dalla presenza di disturbi somatici, dal declino cognitivo e dagli effetti dei cambiamenti – sia fisici sia psicologici – legati all’età.
Altri fattori importanti possono essere l’isolamento sociale, la minore sicurezza finanziaria, eventi traumatici come cadute o aggressioni. I disturbi d’ansia sono inoltre più frequenti nelle persone con una storia di disturbi affettivi.
Una peculiarità dell’ansia negli anziani è l’elevata comorbilità con la depressione (sindrome ansioso-depressiva). Inoltre, le persone anziane hanno maggiore difficoltà a distinguere i sintomi psicologici da quelli fisici, e spesso sono portate a esprimere l’ansia nella forma di problemi somatici.
La tendenza degli anziani a sottolineare maggiormente i sintomi somatici rispetto a quelli psicologici fa sì che i loro disturbi d’ansia vengano spesso sottovalutati.
Le possibili terapie
Si possono seguire diversi approcci da quello farmacologico a quello psicodinamico; una terapia psicoanalitica guidata da una psicologa psicoterapeuta porta sempre beneficio: se desiderate intrapredere un percorso terapeutico la Dott.ssa Rossi riceve nel suo studio privato a Genova.