La Depressione
Quando si parla di depressione da un punto di vista psicopatologico non si fa riferimento a uno stato d’animo di tristezza momentanea o comunque transitoria. La condizione (o “sindrome”) depressiva, infatti, può essere definita come uno stato di sofferenza soggettiva all’interno del quale si intrecciano:
- sintomi emotivi ed affettivi (umore depresso, incapacità di provare piacere, perdita di interesse per le attività quotidiane, sensi di colpa, sentimenti di inferiorità e inutilità, irritabilità, ritiro sociale, senso di disperazione ecc.);
- sintomi cognitivi (idee negative riferite a se stessi, visione negativa del mondo e del futuro, ideazione suicidaria ecc.);
- sintomi somatici (ad esempio dolori o disturbi di tipo gastrointestinale);
- rallentamento psicomotorio;
- problemi di carattere neurovegetativo (disturbi legati al sonno e all’appetito).
La Depressione È un Disturbo Comune
La depressione rappresenta il disturbo psichiatrico più comune a livello globale; si stima che una percentuale compresa tra il 10 e il 20% della popolazione mondiale ne abbia sofferto almeno una volta nella vita.
I Disturbi dell’Umore
La depressione fa parte dei disturbi dell’umore. Essi consistono in alterazioni del tono dell’umore (che rappresenta il correlato emotivo di fondo della nostra attività mentale) tali da provocare all’individuo disagio e/o problemi persistenti e ripetuti. L’ultima edizione del Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM-V) divide i disturbi dell’umore in:
- disturbi depressivi (ulteriormente suddivisi in disturbo depressivo maggiore, disturbo depressivo persistente, disturbo da disregolazione dell’umore dirompente, disturbo disforico premestruale);
- disturbi bipolari (che includono il disturbo bipolare I, il disturbo bipolare II e il disturbo ciclotimico).
Come Ci Fa Sentire la Depressione?
La depressione, come si è visto, non è solo una condizione di estrema tristezza. Si tratta infatti di un disturbo che colpisce sia la mente sia il corpo, comportando uno stato di impoverimento e rallentamento in cui la tristezza viene avvertita anche a livello somatico: un senso di oppressione, la sensazione di non farcela fisicamente e di non avere le forze necessarie. Inoltre:
- non si riesce più a provare piacere per tutte quelle attività che precedentemente venivano svolte volentieri (anedonia);
- aumentano le difficoltà nella regolazione e nella modulazione degli affetti (ad esempio, può capitare di scoppiare a piangere per qualcosa che normalmente non avrebbe provocato una tale reazione);
- si può finire per trascurare l’igiene personale e l’aspetto fisico;
- si tende al ritiro sociale e all’assunzione di comportamenti passivi.
La depressione (in modo più marcato nel caso del disturbo depressivo maggiore) influisce pertanto con il funzionamento lavorativo, scolastico e relazionale del soggetto che ne soffre.
Essendo la depressione una condizione che può presentarsi da lieve a molto grave, anche i sintomi ad essa associati possono variare per qualità e intensità.
Depressione Analitica e Depressione Introiettiva
E’ stata proposta la divisione degli stati affettivi sperimentati dagli individui con depressione in due pattern: quello “anaclitico” e quello “introiettivo”.
La depressione anaclitica, spesso associata a una rottura della relazione con il caregiver primario, è principalmente caratterizzata da:
- sentimenti di fragilità e debolezza;
- timore di non essere amati;
- desiderio di protezione;
- difficoltà a esprimere sentimenti quali rabbia e aggressività;
- senso di abbandono;
- tendenza a considerare gli altri come persone poco affidabili e instabili.
Questi soggetti riescono a “spegnere” difensivamente la rabbia in modo da poter mantenere una certa armonia all’interno delle relazioni interpersonali.
La depressione introiettiva, invece, è caratterizzata da:
- eccessiva e dura tendenza all’autocritica;
- sentimenti di inferiorità;
- autosvalutazione e colpa;
- sensazione di fallire nel soddisfacimento delle aspettative altrui o nel raggiungimento di standard ideali;
- paura di perdere approvazione, riconoscimento e amore da parte delle persone significative.
L’autostima dei soggetti che presentano una depressione di tipo introiettivo risente negativamente di questi attacchi.
Gli altri vengono tendenzialmente visti come punitivi e giudicanti; per questa ragione, vengono messi in atto meccanismi di difesa che negano la dipendenza e stabiliscono autonomia e separazione.
La Depressione Post Partum
Ogni anno, il 7-12% delle madri è colpita dalla depressione post partum.
La depressione post partum si può manifestare con:
- tristezza persistente;
- labilità emotiva;
- crisi di pianto che si presentano frequentemente;
- sensi di colpa e di inadeguatezza;
- Irritabilità;
- mancanza di energia;
- pensieri bizzarri;
- preoccupazioni eccessive;
- perdita di interesse per la cura di sé;
- difficoltà di interazione e attaccamento al bambino, con pensieri ossessivi relativi alla possibilità di fargli del male;
- perdita di piacere relativamente a tutte quelle attività che precedentemente venivano considerate piacevoli (inclusa l’attività sessuale).
- pensieri di morte e suicidari.
I sintomi possono persistere anche per un anno.
La depressione post partum può essere inoltre alimentata dalla poca propensione a chiedere aiuto a causa del senso di colpa e del timore di venire giudicate inadeguate come madri.
Lo scarso interesse della madre per il bambino e la difficoltà a legarsi a lui possono naturalmente avere conseguenze anche sul bambino, sia nell’immediato sia nel lungo termine. La depressione post partum può infatti portare allo sviluppo di modelli di attaccamento insicuri e a un aumento di problemi emotivi nel bambino.
Baby Blues
Occorre fare una distinzione tra depressione post partum e baby blues. Quest’ultimo termine si riferisce a un’alterazione dell’umore relativamente lieve e transitoria. Il picco si manifesta tra il terzo e il quinto giorno dopo il parto, con alcune variazioni che dipendono dal contesto culturale.
I sintomi (malinconia, umore depresso, irritabilità e inquietudine) tendono a svanire nel giro di pochi giorni – solitamente entro i primi 10-15 giorni dal parto).
La prevalenza varia dal 26 all’80%, a seconda della cultura e del contesto. Sono considerate importanti variabili quali le condizioni socioeconomiche, il supporto sociale, la gravidanza desiderata o meno, la qualità della relazione con la propria madre ecc.
L’insorgenza del baby blues è soprattutto dovuta al forte cambiamento ormonale che avviene nelle ore successive al parto e alla spossatezza – sia fisica sia mentale – relativa al travaglio e al parto.
Si tratta di una condizione sufficientemente comune da venire considerata fisiologica. Per questa ragione, non compare nella maggior parte dei manuali di psichiatria. Essa può tuttavia avere conseguenze anche serie, che hanno a che fare con la compromissione della vicinanza emotiva al bambino.
La Depressione negli Adolescenti
Le manifestazioni cliniche di un disturbo depressivo e ciò che invece può far parte di un normale processo di sviluppo spesso non sono facilmente distinguibili. Per questa ragione, spesso non è semplice fare questo tipo di diagnosi in età adolescenziale.
Nonostante vi sia una fenomenologia delle depressione comune a tutto l’arco di vita, sono state riscontrate alcune caratteristiche specifiche nell’esperienza vissuta dagli adolescenti depressi.
In particolare, soprattutto negli adolescenti maschi, la condizione depressiva può essere talvolta rivelata da uno stato di irritabilità, ostilità e fastidio più che da un umore depresso. In altri casi, tuttavia, possono mostrarsi con maggiore evidenza i sintomi già visti per gli adulti.
Occorre prestare particolare attenzione ai segnali lanciati dagli adolescenti. Essi infatti – in misura maggiore rispetto agli adulti – possono convincersi che non esista rimedio alla loro sofferenza emotiva. Ciò può portarli a rinunciare a una richiesta di aiuto o a qualsiasi altro tentativo di reazione.
La depressione in età adolescenziale si può manifestare anche con sintomi somatici, ad esempio con frequenti mal di testa o mal di pancia.
Un criterio per valutare se la condizione dell’adolescente sia patologica o se rientri nella normalità – relativamente alla sua età – si riferisce alla durata dei sintomi: se essi sono presenti tutti i giorni, per quasi tutto il giorno e per almeno due settimane è probabile che si tratti di un episodio depressivo.
La Depressione negli Anziani
La depressione rappresenta il maggior fattore di rischio del suicidio.
Nelle persone con un’età superiore ai 65 anni il tasso di suicidio è tre volte maggiore rispetto a quello dei soggetti adulti più giovani, ed è raro che i loro tentativi falliscano.
Le modalità con cui gli anziani possono commettere suicidio includono quelle passive, come ‘dimenticare’ di assumere i farmaci prescritti o smettere di seguire una dieta corretta.
Una modalità più attiva è quella di esporsi a comportamenti pericolosi in relazione all’età.
Nelle persone anziane possono emergere, con riferimento alla depressione, alcuni problemi specifici. La depressione, infatti, predice esiti peggiori nel caso di malattie cardiovascolari.
Nelle persone che presentano un primo episodio depressivo in età avanzata, inoltre, risultano più comuni ictus e altre malattie di tipo vascolare.
Oltre a quelle comuni a tutta la popolazione, negli anziani altre cause di depressione possono essere rappresentate da malattie somatiche, vedovanza, isolamento sociale, pensionamento, disabilità fisiche. La depressione, negli anziani, può dunque essere il prodotto della difficoltà a gestire determinati cambiamenti legati all’età.
I sentimenti di vuoto e la mancanza di speranza nei confronti del futuro sono spesso in primo piano.
Il linguaggio che la persona anziana utilizza per esprimere una depressione può focalizzarsi su problematiche di tipo fisico, o interpersonali, o finanziarie. Spesso occorre dunque “smascherare” i sintomi depressivi nascosti dietro a lamentele di questo tipo.
Come Curare La Depressione Con La Psicoanalisi
Un trattamento a indirizzo psicoanalitico aiuta il paziente innanzitutto a non sentirsi “intrappolato” in una generica diagnosi di depressione e a non perdere di vista la propria soggettività e la propria unicità, che vanno molto al di là dello specifico disturbo di cui si soffre.
La psicologa psicoterapeuta, in particolare, aiuta il paziente a:
- capire le cause scatenanti il disturbo, che possono essere interne o esterne e che non sempre sono così facilmente comprensibili;
- dare un senso alla sua storia, che è unica e non sovrapponibile a quella di altre persone che soffrono di depressione;
- integrare il trattamento farmacologico ( laddove necessario) con un sostegno psicoterapeutico che ne aumenta l’efficacia;
- imparare a osservare quei funzionamenti interni non consapevoli che possono favorire lo sviluppo di un malessere di tipo depressivo;
- comprendere che uscire dalla depressione non è solo una questione di forza di volontà, offrendo nel contempo uno spazio di ascolto libero da giudizi;
- osservare le sue esperienze, i suoi pensieri e le sue emozioni, creando un senso profondo che agevola la ripresa di contatto dapprima con se stesso e poi con l’ambiente circostante.