La valutazione secondo il modello Tavistock
Questo articolo si basa su quanto esposto nel saggio “Un buon incontro. La valutazione secondo il modello Tavistock”, di A. Alvarez, B. Copley, J. Magagna, G. Polacco, S. Reid, M. Rustin, M. Waddell (1994), a cura di Emanuela Quagliata.
Un incontro peculiare
Ogni incontro tra due persone possiede una sua rilevanza dal punto di vista emotivo, ma sotto questo aspetto l’incontro psicanalitico risulta senz’altro il più peculiare.
Il paziente, infatti, decidendo di mettersi in gioco e di aprire il suo mondo interiore ad un estraneo per comprendere ed affrontare al meglio le proprie sofferenze, si sentirà combattuto tra il desiderio di scoprire ciò che di sé gli è ancora sconosciuto e quello di difendersi dalle conseguenze – che potrebbero apparirgli minacciose – di tali scoperte.
Quale di questi due aspetti prevarrà?
E’ chiaro che l’atteggiamento e le capacità dello psicoterapeuta avranno un notevole peso nel determinare la reazione della persona alla psicoterapia.
In particolare, i primi momenti e le prime impressioni saranno per il paziente di fondamentale importanza a livello emozionale.
Il modello Tavistock
Il modello Tavistock, basato su di un riferimento teorico kleiniano, nacque appunto con la Clinica Tavistock, sorta nel 1920 all’interno del servizio sanitario inglese.
Essa apportò diverse modifiche alla tecnica psicanalitica classica, per potersi adattare ad un contesto di emergenza in cui l’esigenza principale era quella di aiutare in tempi brevi i numerosi pazienti – principalmente bambini con traumi da guerra.
L’approccio basato sul modello Tavistock dà particolare importanza ai primi colloqui. A tal proposito, mette in evidenza l’importanza di tre aspetti: il compito della valutazione, lo stato mentale del terapeuta e l’ambiente esterno.
Il compito della valutazione
Per quanto riguarda il primo aspetto, i colloqui iniziali aiuteranno a comprendere il tipo di trattamento più adeguato al paziente: potrebbero sussistere le condizioni per iniziare una psicoterapia, oppure la persona potrebbe necessitare di un aiuto di tipo più immediato.
Nel caso in cui si decida di iniziare un trattamento psicoterapico a lungo termine, sarà opportuno indagare le motivazioni profonde del paziente, il suo mondo interno e la sua accessibilità.
I primi colloqui
I primi colloqui di valutazione serviranno a dare un’idea di quello che sarà il lavoro analitico e, nello stesso tempo, permetteranno al terapeuta un’indagine sul reale desiderio del paziente di entrare in contatto con se stesso e con i propri oggetti.
E’ importante sottolineare “reale”, poiché talvolta è solo un falso sé che spinge le persone a mostrarsi interessate all’analisi e ad adeguarsi – solo superficialmente – ai desideri dell’analista.
Lo scopo della valutazione nel modello Tavistock
Questa modalità di valutazione non ha lo scopo di incasellare l’individuo in una determinata categoria diagnostica, ma quello di conoscerlo davvero per quello che è, indagando il suo mondo interno senza lasciarsi sviare da pregiudizi o dal desiderio di “inquadrarlo” in qualche modo.
Infatti un altro compito dei primi colloqui, oltre a quello di valutare l’accessibilità del paziente all’analisi, è proprio quello di esplorare la struttura del suo mondo interno: le relazioni oggettuali, le angosce, le difese e le capacità della persona di entrare in contatto con queste ultime nel corso del tempo.
L’importanza della flessibilità
La flessibilità risulta essere una caratteristica fondamentale: essendo ogni situazione diversa dall’altra, dovrebbero ogni volta cambiare anche i metodi e gli strumenti con cui affrontarla al fine di risolverla al meglio.
Le decisioni prese non dovrebbero mai essere tenute nascoste né ai bambini, né ai genitori, ed in particolare non bisognerebbe mai instaurare un rapporto intimo con un bambino con la consapevolezza di non poterlo portare avanti: ciò equivarrebbe a fargli vivere l’esperienza di un legame stretto con qualcuno che sparisce, magari in una situazione già di per sé non ottimale.
Il ruolo dei genitori
Per quanto riguarda l’aspetto relativo all’ambiente esterno, è importante sottolineare quanto sia importante che i genitori del bambino siano d’aiuto nel sostenere la terapia e nel non opporsi ad essa.
A questo proposito, è quasi sempre necessario offrire loro un appoggio, senza che si sentano però giudicati, sottolineando sempre l’importanza della loro funzione e mantenendo un atteggiamento né direttivo, né infantilizzante.
Questo aiuta ad evitare i casi, purtroppo piuttosto frequenti, in cui i genitori decidono di sospendere la terapia magari in modo brusco, con conseguenze sui bambini talvolta devastanti.
L’analisi dell’ambiente esterno
E’ inoltre fondamentale indagare quanto l’ambiente esterno abbia contribuito alle problematiche insorte e capire come sia meglio muoversi.
A volte per ottenere dei benefici può essere sufficiente apportare cambiamenti all’ambiente circostante; in altre occasioni il bambino –magari per aver subito troppe delusioni – necessita invece di una ristrutturazione più profonda del suo mondo interno, dei suoi sentimenti ed del suo modo di vedere la vita.
Lo stato mentale dell’analista
Secondo Bion l’analista dovrebbe lasciarsi andare ad un pieno coinvolgimento di tutta la sua persona con il vissuto del paziente. Soltanto in un secondo tempo può emergerne con un pensiero che contenga ed interpreti questo “vissuto comune” creatosi nella relazione con l’analizzando.
Solo così l’interpretazione potrà essere efficace e pertinente, senza il rischio che il sentire controtransferale dell’analista non sia che la proiezione dei propri vissuti sull’altro.
L’atteggiamento dell’analista
In un incontro di questo tipo l’analista può aiutare l’analizzando a dar forma di narrazione alle emozioni ed a formulare in modo adeguato la sua richiesta di aiuto, in modo che si crei la fiducia necessaria al proseguimento della relazione terapeutica.
L’analista, in ogni caso, non dovrebbe né assumere un atteggiamento troppo tollerante o giustificativo per timore dell’angoscia del paziente o di un suo comportamento ostile, né apparire troppo minaccioso o giudicante.
Aspettative sulla relazione terapeutica
Ogni persona, a seconda delle proprie relazioni oggettuali internalizzate, si creerà aspettative particolari relativamente alla futura relazione terapeutica: ognuno possiede infatti delle proprie “immagini interne” che condizionano il modo di rapportarsi agli altri, ed in particolare alla figura dell’analista.
In questo senso è importante la neutralità di quest’ultimo, intesa non come atteggiamento distaccato nei confronti del paziente ma come capacità osservativa ed atteggiamento ricettivo neutrale.
L’utilizzo del transfert, del controtransfert e dell’identificazione proiettiva contraddistinguono questo modello, allontanandolo da altri maggiormente incentrati su una ricerca intellettuale dei fatti basata sull’utilizzo di questionari o lunghe interviste che potrebbero facilmente mettere a disagio il piccolo paziente.
L’esperienza emotiva è al primo posto
Dunque, il modello Tavistock mette al primo posto l’esperienza emotiva che nasce tra il paziente ed il terapeuta a partire dal primo incontro.
Allo stesso modo, reputa fondamentale il diritto del paziente di poter essere se stesso e di potersi aprire, senza sentirsi giudicato, a una persona attenta e interessata a comprendere la sua esperienza e le sue emozioni in un cammino di crescita e guarigione.
Come si è arrivati al modello Tavistock?
Per capire come si è giunti al modello Tavistock, occorre ripercorrere le modificazioni teoriche che nel corso del tempo si sono succedute da Freud alla Klein.
Partendo da Freud
Freud si era preoccupato innanzitutto di escludere dal trattamento psicoterapico alcuni tipi di patologie, che secondo il suo parere non erano trattabili: ad esempio la dementia praecox, certe malattie degenerative, le psicosi, gli stati confusionali, la depressione profonda, alcune patologie delinquenziali o perverse.
Inoltre il padre della psicanalisi riteneva che, per poter trarre beneficio dall’analisi, erano necessari “un certo grado di istruzione” ed “una naturale intelligenza”.
Sappiamo invece ora che l’intelligenza è strettamente connessa ai nostri stati emotivi, e non può essere valutata indipendentemente da essi.
Transfert e controtransfert
Dapprima considerati impedimenti alla terapia, alla fine il transfert ed il controtransfert vennero riabilitati come potente aiuto al trattamento nelle mani dell’analista.
In ogni caso, coerentemente all’approccio di tipo ricostruttivo utilizzato da Freud, che si poneva l’obiettivo di ripristinare i ricordi a cui i pazienti avevano sostituito i sintomi, il transfert era visto come una rievocazione del passato piuttosto che l’espressione di affetti vivi nell’immediatezza del presente.
L’analisi di prova
Per quanto riguarda il tema dei primi incontri, Freud introdusse l’analisi di prova, della durata di una o due settimane, a suo parere unico modo per decidere a ragion veduta se un paziente poteva o meno essere adatto all’analisi.
Tuttavia questo modo di operare rendeva gli incontri meno naturale e spontanei, rischiando di intimorire il paziente: ovviamente quest’ultimo cercava in tutti i modi di farsi accettare e dunque era portato ad assumere gli atteggiamenti che riteneva più idonei a tal fine.
Saltano dunque subito all’occhio le differenze che separano questo modo di operare da quello adottato dal modello Tavistock.
Le teorie della Klein
Intorno alla fine degli anni venti le teorie di A. Freud e M. Klein apportarono decisivi cambiamenti, soprattutto riguardo all’analisi dei bambini.
In particolare, la Klein utilizzò il gioco del bambino al pari del discorso dell’adulto in analisi. Il gioco poté essere interpretato sulla base degli stessi presupposti usati da Freud per spiegare la formazione del sogno.
Se ella non fu la prima analista ad usare il gioco durante le sedute – Anna Freud, ad esempio, lo fece prima di lei – fu però la prima ad intenderlo come diretta ed immediata espressione dei processi inconsci. La cosa, vista la povertà delle associazioni verbali nel bambino, si rivelò particolarmente utile.
Differenze tra la Freud e la Klein
La Klein riteneva che anche il bambino manifestasse una relazione di transfert con l’analista, costituito dalle fantasie inconsce riguardo ai genitori (cosa che la Freud riteneva impossibile, essendo ancora vigenti le prime relazioni coi genitori) e che non fossero necessari interventi preparatori all’analisi vera e propria, poiché il bambino avrebbe in ogni caso percepito fin dalle prime interpretazioni i benefici del rapporto analitico.
Al contrario, Anna Freud sosteneva l’utilità di una preparazione all’analisi che mettesse il piccolo paziente nella condizione di comprenderla ed accettarla.
Centralità dell’angoscia e del transfert negativo
La Klein, nelle sue sedute, considerava centrali l’angoscia ed il transfert negativo, modificabili appunto attraverso l’interpretazione.
L’instaurarsi del transfert positivo era reputato molto utile dall’autrice, che non lo riteneva, come Freud, un qualcosa legato al passato, bensì un modo utilizzato dal paziente per esternare la propria situazione interna nel momento presente; per mezzo di esso si potevano quindi esplorare le relazioni di oggetti e le parti del sé.
La mente come mondo interno
Il modello della Klein modificò dunque quello freudiano basato, come si è detto, sulla ricostruzione dei fatti storici dimenticati dal paziente.
In esso affiorò come dominante l’immagine della mente come mondo interno, contenitore di “oggetti” interiorizzati – totali o parziali, buoni o cattivi – che animano la vita psichica fin dall’inizio della nostra esistenza.
Per quanto riguarda la diagnosi nel bambino, la Klein sviluppò l’idea di posizioni di sviluppo (schizo-paranoide e depressiva), che consistono ciascuna in un articolato e coerente assetto di oggetti interni.
Da Melanie Klein al modello Tavistock
E’ dunque evidente come la Klein riservasse una grande attenzione alle reazioni emozionali del bambino fin dal primo incontro, reazioni in grado di avvicinarci alla realtà psichica da lui vissuta in quel determinato momento e dunque all’esame del suo mondo interno.
Tutto questo, come abbiamo visto, viene ripreso dal modello Tavistock.