Freud: “Il tramonto del complesso edipico” e “L’Io e l’Es”
Per Complesso Edipico si intende l’insieme dei sentimenti amorosi ed ostili che il bambino avverte nei confronti dei genitori e dal cui superamento dipende, secondo Freud, il futuro profilo psicologico del soggetto.
Il complesso edipico si rivela dunque come un nodo teorico fondamentale, in cui tra l’altro si intersecano il piano individuale e quello sociale.
Da esso, infatti, scaturiscono sia le istanze che strutturano la personalità, sia la dimensione più propriamente sociale dell’individuo, come la religione e la morale.
IL TRAMONTO DEL COMPLESSO EDIPICO
Nel suo saggio “Il tramonto del complesso edipico” Freud si concentra sul momento di passaggio dalla fase fallica – caratterizzata appunto dallo sviluppo del complesso edipico – all’ingresso nel periodo di latenza, durante il quale la sessualità segna una pausa in seguito al rafforzarsi del meccanismo della rimozione.
Freud afferma di non conoscere con esattezza il motivo del declino del complesso edipico.
Alcuni sostengono che termini semplicemente dopo aver fatto il proprio corso, come tutte le cose; altri ritengono invece che il tracollo sia dovuto alle delusioni ed alle esperienze dolorose che il bambino non ha potuto fare a meno di affrontare.
In ogni caso, è interessante capire come questo processo, pur inevitabile, si compia.
LA FASE FALLICA
La fase fallica, luogo privilegiato del complesso di castrazione, è caratterizzata da una vera e propria organizzazione della sessualità simile a quella adulta, cioè dal convogliarsi e subordinarsi delle pulsioni parziali al primato degli organi genitali.
Tuttavia (e in ciò sta il tratto distintivo rispetto alla sessualità adulta) nella fase fallica l’organo genitale di riferimento è soltanto il pene, tanto per il bambino quanto per la bambina, e l’opposizione tra i due sessi coincide con l’opposizione fallico-castrato.
L’interesse del bambino per il proprio genitale si concretizza in una frequente manipolazione del genitale stesso.
La minaccia di evirazione
Questo suo comportamento, così come il fatto che il piccolo bagni ogni notte il letto (fatto che può essere interpretato come espressione di quello stesso eccitamento che lo porta a masturbarsi) provocano la minaccia di evirazione da parte dei genitori – della madre in particolare – , minaccia che tuttavia non viene subito presa seriamente (come accade, ad esempio, nel caso del piccolo Hans).
Il bambino in effetti si sottomette ad essa solo dopo alcune esperienze: la sottrazione del petto materno, la separazione giornaliera dal proprio contenuto intestinale e soprattutto l’osservazione del genitale femminile.
IL TERMINE DEL COMPLESSO EDIPICO
Il desiderio di vivere il complesso edipico, sia in modo attivo (mettendosi al posto del padre per avere rapporti con la madre), sia in modo passivo (sostituendosi alla madre per farsi amare dal padre) si scontra con il fatto di implicare la perdita del pene (rispettivamente come conseguenza del castigo o come presupposto).
E così il complesso edipico termina perché normalmente il conflitto tra l’interesse narcisistico per questa parte del corpo e l’investimento libidico verso gli oggetti parentali viene vinto dalla prima delle due forze.
Il complesso, per non avere successivamente conseguenze patogene, non deve essere semplicemente rimosso, bensì completamente eliminato.
E LE BAMBINE?
Freud è stato spesso accusato di “fallocentrismo”. In effetti le sue ricerche sono state condotte principalmente sui maschietti, ed egli stesso ammette che, nel momento in cui si cerca di indagare il corrispondente processo nelle bambine, ci si trova davanti a materiale piuttosto oscuro e lacunoso.
La bambina, ad ogni modo, si accorge delle differenze tra il suo organo genitale e quello dei suoi compagni di gioco, e vive questa situazione con un sentimento di inferiorità, convinta del fatto di aver avuto anche lei un membro così grande e di averlo successivamente perso per evirazione.
Differenze tra maschi e femmine
Il complesso di castrazione presenta dunque caratteri diversi nel maschio e nella femmina: il primo normalmente teme di essere castrato dal padre per le proprie attività sessuali, e questa angoscia, come abbiamo visto, contrassegna il declino dell’Edipo.
Invece la bambina vive la mancanza del pene come uno scacco, cui cerca di porre rimedio dapprima con il desiderio del pene del padre, poi con quello di ricevere un bambino in regalo da lui.
Mancando nella femmina l’angoscia di evirazione propria del maschietto, si ritiene che il complesso edipico venga poi abbandonato proprio per il fatto che questo desiderio non si esaudisce mai.
“L’IO E L’ES”. I DIVERSI SIGNIFICATI DEL TERMINE “INCONSCIO”
Nell’opera “L’Io e l’Es” del 1923 Freud individua tre istanze dell’apparato psichico che non chiama più conscio, preconscio ed inconscio come aveva fatto in precedenza (prima topica), ma Io, Es e Super-io (seconda topica). Non cambiano solo i nomi, cambiano anche i concetti.
Freud innanzitutto precisa come il termine inconscio venga utilizzato con significati diversi, riducendosi ad una qualità plurivoca e rischiando così di creare confusione.
Primo significato
Il primo significato a cui pensa il padre della psicanalisi coincide con latente, cioè capace di farsi cosciente (ad esempio, una qualsiasi rappresentazione che in un determinato momento non è cosciente ma che può facilmente diventarlo).
Secondo significato
Il secondo significato è quello che considera inconsce rappresentazioni che non possono diventare coscienti perché qualcosa – cioè una resistenza – vi si oppone. Freud decide così di definire il primo tipo di inconscio preconscio, riservando la denominazione di inconscio a ciò che è rimosso ed inconscio dal punto di vista propriamente dinamico.
Freud tra l’altro ritiene che, sebbene si sia portati spesso a pensare che le pulsioni più elevate trovino più facilmente posto nella coscienza, in realtà ciò non sia vero: può accadere che fini lavori di tipo intellettuale vengano svolti a livello preconscio, così come capita che si arrivi nel sonno alla soluzione di un problema che durante il giorno non si era stati in grado di risolvere.
Terzo significato
La terza specie di inconscio (non rimosso) è quello dell’Io. Esso si comporta alla maniera del rimosso, nel senso che può esercitare potenti effetti senza peraltro diventare cosciente: così come l’inconscio in senso dinamico, necessita infatti di un particolare lavoro per essere reso cosciente.
Si può dunque affermare che ogni rimosso è inconscio, ma non che ogni inconscio è rimosso.
GRODDECK E FREUD
Nell’anno della pubblicazione de “L’Io e l’Es” esce anche l’opera di Groddeck dal titolo “Il libro dell’Es”. L’autore ritiene che l’uomo sia vissuto da forze ignote ed incontrollabili ed il termine che utilizza – Es appunto – viene mutuato da Freud, che lo usa per indicare una sorta di serbatoio dell’energia psichica e delle pulsioni inconsce, in parte ereditate per via genetica, in parte acquisite e rimosse.
L’Io e l’Es
Freud chiama “Io” l’entità che scaturisce dal sistema P (percezione) e segue Groddeck nel definire “Es” (pronome neutro singolare tedesco corrispondente al latino Id) la parte in cui l’Io continua e che si comporta in maniera inconscia. L’Io, nella rappresentazione freudiana, non è completamente separato dall’Es e poggia sul suo strato superiore.
Esso può essere definito come quella parte dell’Es modificata dall’azione diretta della realtà esterna, che nella sua posizione di elemento di confine si sforza di farsi mediatore tra il mondo e l’Es.
Da una parte cerca infatti di far valere l’influenza del mondo esterno con l’Es, tentando di sostituire il principio di realtà a quello di piacere; dall’altra desidera far sì che il mondo renda giustizia ai desideri dell’Es.
Il rischio dell’Io
Il rischio dell’Io è quello di diventare bugiardo e servile, come un politico per così dire “troppo diplomatico”, che fa di tutto per conservare il favore dell’opinione pubblica.
Le funzioni dell’Io
Una delle funzioni dell’Io è quella di sottoporre i processi psichici all’esame di realtà.
Ad eccezione di alcune attività, l’Io è cosciente sia delle sensazioni che riceve dal mondo esterno o dall’organismo, sia delle iniziative motorie e cognitive che pone in essere di propria iniziativa, sia di gran parte delle emozioni che si sviluppano nell’apparato psichico. Esso sottrae libido all’Es e ne trasforma gli investimenti oggettuali in strutture dell’Io.
Con l’aiuto del Super-Io assimila le esperienze dei tempi remoti accumulate nell’Es, rendendo possibili esperienze come la religione, la morale, i sentimenti sociali, tutti acquisiti filogeneticamente a partire dal complesso paterno.
Le esperienze dell’Io e le esperienze dell’Es
Le esperienze dell’Io, che sembrerebbero andare perdute negli eredi, se ripetute con sufficiente frequenza si trasformano infatti in esperienze dell’Es, le cui impressioni vengono consolidate attraverso la trasmissione ereditaria.
Il rimosso è una parte dell’Es ed è separato dall’Io, anche se può comunicare con esso attraverso l’Es.
I RAPPORTI TRA IO, ES E SUPER-IO
Per definire il rapporto che intercorre tra l’Io e l’Es, Freud utilizza la metafora del cavaliere e del cavallo: l’Io è il cavaliere che doma il cavallo (ovvero l’Es), anche se talvolta è costretto ad obbedirgli per non venire disarcionato.
Come si forma il carattere dell’Io?
Mediante il sedimento di investimenti oggettuali abbandonati.
Infatti durante lo sviluppo, quando si deve rinunciare a determinati investimenti oggettuali, questi possono entrare a far parte dell’Io tramite introiezione; in questo modo viene facilitata la rinuncia all’oggetto da parte dell’Es.
Possono però sorgere dei conflitti nel momento in cui le identificazioni oggettuali dell’Io diventano troppo numerose o incompatibili.
In ogni caso le prime identificazioni, in particolare quella col padre, rappresentando qualcosa di più antico e di più complesso rispetto al semplice esito di un investimento oggettuale, risulteranno fondamentali e persistenti.
E il Super-Io?
Per quanto riguarda il Super-Io, Freud lo definisce come quella parte dell’Io che ha il rapporto meno stretto con la coscienza. Esso ha promosso il crollo del complesso edipico e deve la sua esistenza proprio a quel crollo. Quanto più forte è stato il complesso di Edipo e quanto più rapidamente si è compiuta la sua rimozione, tanto più severo si farà in seguito il Super-Io nel suo dominio sull’Io.
Esso non rappresenta solo un residuo delle prime scelte oggettuali dell’Es, ma anche una potente formazione reattiva nei confronti di quelle scelte. E’ come se ci dicesse: “Devi essere come tuo padre, ma non in tutto, perché alcune cose rimangono una sua prerogativa”.
I VALORI DELL’UOMO
Freud difende la psicanalisi dall’accusa di non essersi mai occupata degli aspetti più alti e valorizzanti dell’uomo.
Intanto le tendenze morali dell’Io, dice, sono ritenute importantissime nel promuovere la rimozione. Poi, è proprio il Super-Io (o Ideale dell’Io) quel qualcosa di superiore di cui molti vanno alla ricerca: ciò che apparteneva alla nostra più profonda vita psichica intellettuale si trasforma, attraverso la formazione dell’Ideale, in quelli che riteniamo i valori più alti dello spirito umano.
Valori e Super-Io
Il Super-io ci fa pensare a tutti quei requisiti che l’uomo si aspetta di trovare nell’essere superiore. Lo stesso confronto che ognuno di noi può essere portato a fare tra il suo Io e l’Ideale a cui vorrebbe assomigliare ci rimanda all’umiltà che contraddistingue il fedele nelle sue preghiere.
I sensi di colpa
Pericolosi sensi di colpa possono venire dal fatto di sentire le prestazioni dell’Io inadeguate rispetto alle esigenze della nostra coscienza morale – esigenze che spesso possono rimanere in gran parte inconsce.
Ad esempio, accade che un atto criminoso sia causato proprio da un senso di colpa inconscio, come se per il criminale fosse un sollievo il poterlo collegare a qualcosa di reale.
IL SENSO DI COLPA COME RESISTENZA ALLA GUARIGIONE
Freud nota come in alcuni pazienti qualcosa si opponga alla guarigione. E’ come se essa, in fondo, fosse vista come un pericolo, e prendesse il sopravvento il bisogno della malattia. Si tratta di un fattore per così dire “morale”, di un senso di colpa che trova il proprio soddisfacimento nell’essere ammalato e che non vuole rinunciare alla punizione della sofferenza.
Il paziente, dal canto suo, non si sente colpevole, ma ammalato: il senso di colpa si esprime solo come resistenza che si oppone alla guarigione. Dunque, è forse proprio l’ideale dell’Io a determinare la gravità di una malattia nevrotica.
Senso di colpa come tensione tra Io e Ideale dell’Io
Il normale senso di colpa è quindi basato su una tensione tra l’Io e l’Ideale dell’Io. Nella nevrosi ossessiva e nella melanconia questo Ideale dell’Io è particolarmente severo ed infierisce in modo crudele, con intensità straordinaria.
E’ come se nella melanconia ci fosse una componente distruttiva (una “bacillocoltura della pulsione di morte”, dice Freud) depositata nel Super-Io, che viene utilizzata contro l’Io.
Nevrosi ossessiva
Nella nevrosi ossessiva gli impulsi amorosi hanno potuto trasformarsi in impulsi aggressivi verso l’oggetto; la pulsione aggressiva vuole annientare l’oggetto, ma l’Io non ha accolto queste tendenze e se ne difende con formazioni reattive e misure precauzionali.
Ma il Super-Io si comporta come se la responsabilità fosse dell’Io che, attaccato da più parti, riesce a barcamenarsi a stento, auto-tormentandosi: l’uomo infatti quanto più limita la propria aggressività verso l’esterno, tanto più diventa rigoroso, e dunque aggressivo, nel proprio ideale dell’Io.
Isteria
Nell’isteria, invece, il paziente si difende dal senso di colpa principalmente per mezzo della rimozione (arma del Super-Io, utilizzata in questo caso proprio contro il suo severo padrone).
PULSIONI SESSUALI E PULSIONI DI MORTE
Freud si occupa anche di definire le due specie di pulsioni a cui l’Io, così come l’Es, soggiace: le pulsioni sessuali o Eros e le pulsioni di morte. Esse si possono legare ed “impastare” tra di loro, tanto che Freud ritiene che la vita stessa possa essere considerata un compromesso tra queste due tendenze.
Tuttavia esiste anche la possibilità di un “disimpasto pulsionale”, più o meno completo, che può verificarsi ad esempio nel sadismo come perversione, nell’attacco epilettico, nelle già citate nevrosi ossessive.
Le pulsioni sessuali sono molto più appariscenti e facili da individuare rispetto a quelle di morte, che trovano un loro rappresentante nelle pulsioni di distruzione.
Ambivalenza tra odio e amore
Ma spesso l’ambivalenza tra odio ed amore fa venir meno questa radicale distinzione tra le due pulsioni, alla cui base dovremmo trovare processi fisiologici opposti.
Ciò accade, ad esempio, nei casi di “paranoia persecutoria” in cui il paziente, opponendosi dapprima al suo forte attaccamento omosessuale nei confronti della persona amata, rivolge la sua aggressività verso quest’ultima prima che il suo odio si trasformi in amore.
Un determinata pulsione può inoltre cedere la sua intensità ad una componente pulsionale proveniente da una fonte diversa, rafforzandola; il soddisfacimento di una pulsione può sostituire quello di un’altra.
Plasticità delle componenti erotiche
Le componenti erotiche sono plastiche, lavorano al servizio del principio del piacere e possono sviluppare una particolare indifferenza in relazione all’oggetto, ad esempio nelle traslazioni durante l’analisi o negli spostamenti del processo primario tipici del lavoro onirico.