Cosa Si Intende Per “Benessere Biopsicosociale”?
Per benessere biopsicosociale si intende la salute (sia fisica che mentale) e la qualità delle relazioni sociali di un indivi L’OMS, nel 1964, ha definito la salute non soltanto come un’assenza di malattia o infermità, ma come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale.
Il concetto di benessere è polisemico e racchiude al suo interno diversi aspetti ugualmente significativi. Nella sua definizione entrano in gioco sia le caratteristiche individuali (l’autostima, la padronanza o controllo dell’ambiente, i processi di confronto sociale), sia la qualità delle relazioni e la percezione del proprio funzionamento nell’ambiente sociale.
Benessere Biopsicosociale: Il Superamento Del Dualismo Psiche – Soma
Il modello biopsicosociale cerca il superamento dell’antico dualismo filosofico tra psiche e soma, individuando alla base dell’insorgenza della malattia l’interazione dinamica tra fattori biologici, psicologici e sociali (Bertini, 1988).
Il benessere biopsicosociale della persona viene dunque valutato a partire dal contesto socio-culturale di appartenenza dell’individuo. Inoltre la salute di un individo è inserita in un’organizzazione sistemica in cui vi è continua e reciproca interazione fra i diversi livelli (biologico, intra-personale, sociale, fisico, inter-personale e socio-culturale).
Il modello del benessere biopsicosociale rovescia inoltre la concezione di salute intesa come stato da salvaguardare, per abbracciare quella di obiettivo da raggiungere attraverso stili di vita sani (Braibanti, 2002). La visuale si sposta dalla lotta alla malattia alla promozione della salute. In tal senso, lo scopo diviene lo sviluppo della persona, dei gruppi e della comunità in una visione attenta alla dinamica sistemica in cui esso prende forma (Bertini, 1988).
L’Importanza dell’Autostima Nel Benessere Biopsicosociale
Per autostima s’intende il senso soggettivo e duraturo del proprio valore personale. Le ricerche la riconoscono come momento centrale del funzionamento psicologico, indice del benessere e della capacità di regolazione psicologica degli adolescenti (Benjet e Hermandez-Guzman, 2002).
Ciò che una persona percepisce e immagina di sé riflette in parte le opinioni degli individui e dei gruppi di riferimento della persona stessa.
Da ciò consegue che l’autostima degli adolescenti, che attraversano tra l’altro un periodo critico per la definizione della propria identità, è profondamente influenzata dalle attenzioni e dal significato che gli altri attribuiscono loro.
Si ritiene che dalla percezione del proprio valore dipendano molte altre variabili, tra le quali la soddisfazione per la propria vita, la salute psicologica e l’adeguamento delle competenze.
L’autostima svolge inoltre un’importante funzione nella gestione dello stress emotivo: un alto livello di autostima è associato con il benessere biopsicosociale e con la salute, mentre una bassa autostima è connessa a problemi psicologici, tra cui depressione ed ansia (Abe, 2004).
L’Autoefficacia Collettiva
L’autoefficacia personale riguarda le convinzioni circa le proprie capacità di organizzare ed eseguire le sequenze di azioni necessarie per produrre determinati risultati (Bandura, 1977).
A parità di intelligenza e abilità, la persona che è dotata di un “forte senso di autoefficacia”, sceglie obiettivi più elevati, è più motivata, usa le proprie capacità con maggiore efficienza, è meno ansiosa, gestisce meglio i fallimenti. Chi è più autoefficace ha un maggior benessere biopsicosociale.
La percezione di efficacia personale non è tuttavia sufficiente a garantire quella collettiva, in quanto il successo dipende dalla capacità dei vari sistemi di agire in modo sinergico.
Per autoefficacia collettiva si intende infatti la convinzione condivisa di un gruppo riguardo alla capacità congiunta di organizzare ed eseguire corsi di azione (Bandura, 2000).
Che Cosa Sono Le Life Skills?
Il termine Life Skills indica una gamma di abilità cognitive, emotive e relazionali di base che consentono alle persone di operare con competenza sia sul piano individuale che sociale (Bertini, Braibanti & Gagliardi, 2006).
I programmi di Life Skills (LS) si sviluppano agli inizi degli anni ’80 a partire dall’impulso dato dalla Divisione di Salute Mentale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Essi si inseriscono in un approccio educativo di tipo olistico, attivo e partecipativo in cui trova spazio la promozione di abilità di base che consentano agli individui di orientarsi in modo attivo in un contesto sociale complesso, dove i valori e le norme risultano spesso contraddittori.
Tali capacità, ritenute centrali per la promozione del benessere biopsicosociale dei bambini e degli adolescenti, possono essere inquadrate all’interno di cinque principali macroaree: decision making e problem solving, pensiero critico e creativo, competenze comunicative e di relazione interpersonale, auto-consapevolezza ed empatia, abilità di coping.
Le Life Skills Nel Dettaglio
- Decision making (capacità di prendere decisioni): competenza che aiuta ad affrontare in maniera costruttiva le decisioni nei vari momenti della vita. La capacità di elaborare attivamente il processo decisionale, valutando le differenti opzioni e le conseguenze delle scelte possibili, può avere effetti positivi sul piano della salute, intesa nella sua eccezione più ampia;
- Problem solving (capacità di risolvere i problemi): questa capacità, permette di affrontare i problemi della vita in modo costruttivo;
- Pensiero creativo: agisce in modo sinergico rispetto alle due competenze sopracitate, mettendo in grado di esplorare le alternative possibili e le conseguenze che derivano dal fare e dal non fare determinate azioni. Aiuta a guardare oltre le esperienze dirette, può aiutare a rispondere in maniera adattiva e flessibile alle situazioni di vita quotidiana;
- Pensiero critico: è l’abilità ad analizzare le informazioni e le esperienze in maniera obiettiva. Può contribuire alla promozione della salute, aiutando a riconoscere e valutare i fattori che influenzano gli atteggiamenti e i comportamenti;
- Comunicazione efficace: sapersi esprimere, sia sul piano verbale che non verbale, con modalità appropriate rispetto alla cultura e alle situazioni. Questo significa essere capaci di manifestare opinioni e desideri, bisogni e paure, esser capaci, in caso di necessità, di chiedere consiglio e aiuto;
- Capacità di relazioni interpersonali: aiuta a mettersi in relazione e a interagire con gli altri in maniera positiva, riuscire a creare e mantenere relazioni amichevoli che possono avere forte rilievo sul benessere mentale e sociale;
- Autoconsapevolezza: ovvero sia riconoscimento di sé, del proprio carattere, delle proprie forze e debolezze, dei propri desideri e delle proprie insofferenze. Sviluppare l’autoconsapevolezza può aiutare a riconoscere quando si è stressati o quando ci si sente sotto pressione. Si tratta di un prerequisito di base per la comunicazione efficace, per instaurare relazioni interpersonali, per sviluppare empatia nei confronti degli altri;
- Empatia: è la capacità di immaginare come possa essere la vita per un’altra persona anche in situazioni con le quali non si ha familiarità. Provare empatia può aiutare a capire e accettare i “diversi”; questo può aiutare a migliorare le interazioni sociali per esempio in situazioni di differenze culturali o etniche;
- Gestione delle emozioni: implica il riconoscimento delle emozioni in noi stessi e negli altri; la consapevolezza di quanto le emozioni influenzino i comportamento e la capacità di rispondere alle medesime in maniera appropriata;
- Gestione dello stress: consiste nel riconoscere le fonti di stress nella vita quotidiana, nel comprendere come queste ci “tocchino” e nell’agire in modo da controllare i diversi livelli di stress.